venerdì 29 aprile 2011

25 APRILE 2011 - "CON CHI SOGNA UN'ITALIA PIU' LIBERA"

 

Questo il testo dell'intervento del presidente nazionale dell'Anpi, Carlo Smuraglia, in piazza Duomo a Milano, a conclusione della manifestazione centrale per la celebrazione della Liberazione.

All'estero parlano spesso dell'Italia come di un Paese poco serio. Ed a forza di assistere a scandali, episodi di malcostume, rifiuto di regole, hanno finito per fare una grande confusione, al termine della quale siamo tutti considerati colpevoli, quanto meno di sopportare e tollerare una situazione così degradata.
Non è così. C'è un'altra Italia, quella della Resistenza e della Costituzione.
Eccola qui, in questa piazza e in tante piazze d'Italia, eccola qui l'Italia che lavora, l'Italia che subisce la crisi,l'Italia che ricorda i Caduti per la libertà e ne vuole portare avanti il messaggio, l'Italia pulita, democratica, antifascista.
Questa Italia che vuole festeggiare il 25 aprile non come festa di parte, ma come festa di tutti; perchè un Paese che non ricordasse i caduti per la libertà e lasciasse nell'oblio le pagine più belle della sua storia, sarebbe un Paese destinato alla rovina. Noi, invece, continuiamo a sognare un Paese democratico, civile, unito, in cui libertà e uguaglianza trionfino e vengano non solo riconosciuti, ma attuati e resi effettivi i diritti proclamati dalla Costituzione.
Certo, non è un momento facile, per il nostro Paese. Siamo caduti in una crisi che ormai non è solo economico-sociale, ma è crisi della politica, crisi dei valori,talora crisi delle stesse istituzioni. Stiamo vivendo momenti che mal si addicono al concetto di democrazia: la democrazia è la volontà e l'interesse di tutti e la ricerca del bene comune; noi ci troviamo invece al sacrificio di tanti diritti, nell'interesse di pochi.
Troppo spesso, le regole vengono considerate un fastidio; alle istituzioni di garanzia (Magistratura, Corte costituzionale, Presidente della Repubblica) si dedicano violenti attacchi, ormai quotidiani. Il Parlamento finisce per lavorare, anziché sui problemi determinati da una crisi economica e sociale gravissima, su questioni che non appaiono finalizzate al bene comune.
Manifestazioni di razzismo diventano sempre più frequenti in forme palesi, ma anche in forme subdole e talvolta perfino inconsapevoli.
Tutto questo preoccupa e molto e deve indurre non solo a serie riflessioni, ma ad un impegno rinnovato. Perchè è indubbio che tutto questo non si potrebbe verificare se non vi fossero l'indifferenza, la rassegnazione, la sottovalutazione di tanti cittadini.
E' dunque questo il primo nemico da combattere, perché o ci si accorge della deriva e si fa quanto è necessario per contrastarla, oppure si rischia di arrivare  ad una situazione in cui ormai è troppo tardi.
Il partigiano Hessel, in Francia, ha sollecitato e sollecita l'indignazione. Ed è giusto. Ma con la consapevolezza che essa non basta e che occorre anche attivarsi ed impegnarsi, insomma partecipare, far sentire la propria voce, per costruire un futuro migliore.
Ecco perché  abbiamo cercato di togliere a questo 25 aprile ogni  ritualità, pur senza rinunciare alla festa, né alla memoria, per farne anche un momento di riflessione e di impegno.
Prima di tutto la memoria. Cosa sarebbe questo Paese senza quei 100.000 caduti per la libertà, senza gli antifascisti, i partigiani, i patrioti, i militari,  senza gli scioperi del'43 e del '44 e senza quell'esercito di volontari e di combattenti improvvisati che decise di scendere in campo, a rischio della vita contro un nemico agguerrito e feroce? Cosa sarebbe questo Paese senza la Costituzione, costruita per durare e regolare la nostra convivenza civile? Cosa sarebbe questa Italia, nata faticosamente nel 1861, ma nella quale non erano state ancora affrontate seriamente alcune questioni di fondo, come la questione meridionale, la questione sociale, la questione della laicità dello Stato se - in un rapporto ideale col Risorgimento - non ci fosse stata la Resistenza, che operò il miracolo di mantenere unito un Paese che la guerra aveva spezzato in due, avviandola verso la Repubblica e verso la democrazia?
Dunque, dobbiamo ricordare tutto questo, contro i negazionismi e i revisionismi che finora hanno trovato troppo spazio, anche per nostra responsabilità; dobbiamo ricordare le vite spezzate e tanti sogni troncati; dobbiamo far conoscere che cosa è stato davvero il fascismo e non solo per le leggi razziali, ma per la negazione della libertà, per le persecuzioni degli antifascisti, per l'aiuto dato ai tedeschi per le deportazioni, per la partecipazione in proprio a momenti terribili di massacri e di fucilazioni. Ma dobbiamo ricordare anche le speranze dei caduti per la libertà. E qui bisogna essere chiari: non basta ricordarli, quei sogni, quelle attese, quelle speranze; bisogna portarle avanti ed operare perché siano condotte a compimento e finalmente realizzate. Altrimenti, resterebbe sulla nostra coscienza il peso di un vero e proprio tradimento.
Ma poi, bisogna difendere la Costituzione, chiarendo con fermezza che difendere non significa conservare, ma significa valorizzarne lo spirito ed attuarne i contenuti. Dalle voci di quelli che hanno parlato oggi da questo palco, avete sentito quanto divario c'è fra i princìpi della Costituzione e la loro traduzione nella realtà. Quando proclamavano il lavoro come fondamento della Repubblica, quando affermavano il diritto al lavoro, alla salute, all'informazione, alla scuola, alla cultura, i Costituenti non pensavano a formule retoriche ed astratte da scrivere sui frontoni dei palazzi, ma volevano che essi si trasformassero in realtà, che l'uguaglianza diventasse effettiva, insomma che non ci fossero discriminazioni, disoccupazione, precariato, morti sul lavoro. E quando, con una parola molto forte, ripudiavano la guerra, non pensavano certamente a soluzioni ambigue, ma coglievano anche una fortissima aspirazione alla pace nel mondo. E' questa volontà che dobbiamo rispettare e rendere operante, con un impegno che non si esaurisca nella pur doverosa celebrazione del 25 aprile, ma diventi quotidiano, investa tutta la nostra vita e il nostro operare, sia il faro delle nostre azioni e dei nostri comportamenti; e sia anche la vera guida della vita di tutte le istituzioni.
Abbiamo colto, in questi ultimi mesi, chiari segnali di risveglio delle coscienze, di una preoccupazione  più diffusa, di una volontà di reagire e di partecipare più ferma.
Ne siamo felici, ma bisogna andare ancora oltre, cercando i punti ed i momenti di coagulo fra le varie iniziative, auspicando la costruzione di una grande alleanza fra tutti coloro che provano sentimenti democratici, al di là delle singole idee, per tornare a far vivere quell'anelito di libertà  e quell'aspirazione permeata di eticità, alla costruzione di una società più giusta ed eguale, che contrassegnò le pagine meravigliose della Resistenza. E' anche per questo che concludiamo la festa della Liberazione con un appuntamento importante per il 2 giugno,che l'anno scorso abbiamo trasformato in festa non solo della Repubblica ma anche della Costituzione e che quest'anno deve essere ancora più partecipata, più grande, più forte, per tutte le ragioni già esposte.
Non posso concludere, però, senza ricordare che fra le parole di oggi, oltre a Resistenza, Costituzione, Unità d'Italia,abbiamo voluto inserire l'antifascimo. E' un richiamo importante, non solo perché sono aumentati, particolarmente a Milano, ma un po’ dovunque, in Italia, i rigurgiti più o meno nostalgici di nazifascismo, ma anche perché ci sono state iniziative provocatorie come il progetto di dedicare una targa a Luisa Ferida o come quella di un convegno di tipo fascista, da cui sono usciti simboli e vessilli esecrabili, come quello della X Mas; ed infine, la incredibile proposta di due parlamentari di abrogare la XII disposizione transitoria della Costituzione, che vieta la ricostituzione in qualsiasi forma del partito fascista. E' inutile che ci dicano che si tratta di proposte ed iniziative individuali: in ogni caso è certo che senza un clima di tolleranza e talora di connivenza e protezione,esse sarebbero addirittura impensabili. E' quel clima, è quel complesso di attacchi alla Resistenza ed alla Costituzione che favorisce e addirittura induce ad uscire allo scoperto i fascisti di sempre. Perché deve essere ben chiaro, che noi non ci riferiamo soltanto al fascismo in camicia nera, ma a tutto ciò che sa di limitazione della libertà, di contestazione dei princìpi di fondo della nostra Costituzione, di disprezzo delle regole. Non importano le definizioni e classificazioni. Ciò che conta è tenere sempre presente la storia e ricordarci che essa ci insegna che i pericoli per la democrazia possono assumere aspetti multiformi e non debbono mai essere sottovalutati. Quando si osa perfino proporre di modificare l'art.1 della Costituzione, vuol dire che siamo già oltre il limite della tollerabilità ed è indispensabile reagire con forza e con fermezza.
Abbiamo combattuto contro tedeschi e fascisti perché volevamo la libertà e la democrazia; dobbiamo continuare ad impegnarci contro tutto ciò che può mettere in discussione ciò che abbiamo conquistato a prezzo di tanti sacrifici. La mia speranza è che si aggiungano a noi, che veniamo da quella esperienza, tanti altri cittadini, e soprattutto i giovani, che contribuiscano anche a trovare forme nuove di impegno, contro ogni deriva ed ogni forma di degrado. Ha colto benissimo questa realtà e questa esigenza il Presidente Ciampi quando si è rivolto” in questa Italia smarrita”, come lui la definisce, al mondo degli adulti e prima di tutto a coloro che hanno responsabilità istituzionali, perché si impegnino a dare una scossa positiva al Paese, aggiungendo però che” ai giovani va chiesto di non lasciar soli gli adulti,nell'impresa di delineare il futuro che vorremmo per l'Italia”.
A loro, ai giovani, voglio dunque dedicare questa splendida giornata, perché ci aiutino a completare quell'opera grandiosa che è stata la Resistenza ed è stata l'Unità d'Italia, consolidando la speranza, anzi realizzando la certezza di un futuro migliore.

Primo maggio 1945. Sandro Pertini in piazza tra i lavoratori

martedì 26 aprile 2011

A CASSINA IL 25 APRILE 2011 - VERGOGNA E INDIGNAZIONE!

Dietro il milite delle Brigate nere più onesto, più in buonafede, più idealista, c’erano i rastrellamenti, le operazioni di sterminio, le camere di tortura, le deportazioni e l’Olocausto; dietro il partigiano più ignaro, più ladro, più spietato, c’era la lotta per una società pacifica e democratica, ragionevolmente giusta, se non proprio giusta in senso assoluto, ché di queste non ce ne sono.”
(Italo Calvino)

sabato 23 aprile 2011

COSTITUZIONE ITALIANA

PRINCIPI FONDAMENTALI

Art. 1.

L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

Art. 2.

La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.

Art. 3.

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Art. 4.

La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.

Art. 5.

La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell'autonomia e del decentramento.

Art. 6.

La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche.

Art. 7.

Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani.
I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti, accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale.

Art. 8.

Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge.
Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l'ordinamento giuridico italiano.
I loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze.

Art. 9.

La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.
Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.

Art. 10.

L'ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute.
La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali.
Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge.
Non è ammessa l'estradizione dello straniero per reati politici.

Art. 11.

L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.

Art. 12

La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni.

 

Appello dell'Anpi per il 25 aprile

Questo l'Appello del Comitato nazionale dell'Anpi per il 25 aprile, festa della Liberazione
“Cari compagni, ora tocca a noi. Andiamo a raggiungere gli altri tre gloriosi compagni caduti per la salvezza e la gloria d'Italia. Voi sapete il compito che vi tocca. Io muoio, ma l'idea vivrà nel futuro, luminosa, grande e bella. Siamo alla fine di tutti i mali. Questi giorni sono come gli ultimi giorni di vita di un grosso mostro che vuol fare più vittime possibile. Se vivrete, tocca a voi rifare questa povera Italia che è così bella, che ha un sole così caldo, le mamme così buone e le ragazze così care. La mia giovinezza è spezzata ma sono sicuro che servirà da esempio.
Sui nostri corpi si farà il grande faro della Libertà” .
Giordano Cavestro (“Mirko"), 18 anni, studente di Parma, medaglia d’oro al valor militare, scrisse questa lettera appena prima di essere fucilato dai nazifascisti il 4 maggio 1944.
Il 25 aprile ha il suo nome.
Il 25 aprile ha il nome di tutti quei meravigliosi ragazzi e ragazze che immolarono la loro breve vita, senza alcuna esitazione, alla causa della liberazione del proprio Paese dalla tirannia nazifascista.
Il 25 aprile avremo i loro nomi nel cuore, nella coscienza, e li diffonderemo nelle piazze, ne faremo una ragione di impegno, ancora, per il futuro di una democrazia che, come sappiamo, come vediamo, non è data una volta per tutte, non vive di respiri propri, ma va irrobustita, vivificata,
giorno per giorno. Il 25 aprile diremo il nome di Giordano Cavestro a quei senatori della destra, che stanno tentando, con una ignobile proposta di legge, di abrogare la XII disposizione transitoria della Costituzione che vieta la riorganizzazione del partito fascista.

Diremo NO! E’ una vergogna, un oltraggio ai caduti per la libertà. All’Italia intera. Il 25 aprile diremo che dalla Liberazione non si torna indietro.
Da tutte le piazze, vie, scuole, caserme, mostreremo ancora una volta, e questa volta di più, il volto dell’Italia più bella e civile: quella che non dimentica. L’Italia democratica e antifascista.

Smuraglia: "Si sveglino le coscienze"

"Ci avevano abituati (ma non rassegnati) al continuo disprezzo delle regole ed era già grave. Ma ora si sta passando (e forse si è già passato) ogni limite". Inizia così una dichiarazione del presidente nazionale dell'ANPI, Carlo Smuraglia raccogliendo un appello lanciato da Articolo 21 e Libertà e Giustizia.
"I continui attacchi - aggiunge Smuraglia - alla Costituzione ed alle Istituzioni di garanzia, che provengano dall’alto o si presentino come iniziative individuali (alle quali, peraltro, molti non credono) non solo creano un clima sempre più deteriore, ma fanno precipitare il sistema di regole fondamentali garantite dalla Costituzione verso una pericolosa deriva. Le più recenti manifestazioni (gli insulti alla Magistratura ed alla Corte Costituzionale, l’insofferenza verso il Presidente della Repubblica, la proposta di abrogazione della XII disposizione transitoria, così come il progetto di riforma, nientemeno, dall’art. 1 alla Costituzione) non possono essere più tollerate e richiedono una compatta manifestazione di resistenza, un grande sussulto di orgoglio, un forte impegno di tutti a difesa dei valori cui si fonda la nostra Repubblica democratica".
"Si sveglino le coscienze inquiete. Bando ad ogni rassegnazione. Si facciano sentire le voci di quanti, in silenzio, trovano insopportabile una situazione del genere. Si faccia, insomma, sentire, con forza una volontà popolare unitaria di rigetto di questo pericoloso tentativo di spingerci verso soluzioni autoritarie e populiste. A tutti chiediamo un maggior impegno nella vita di tutti i giorni, nello svolgimento delle singole funzioni della vita democratica, ma anche nei grandi momenti della vita del nostro Paese".
"Il 25 aprile, Festa della Liberazione, è l’occasione - conclude il presidente dell'Anpi - per levare alto un grido di ripulsa e di protesta, e al tempo stesso di impegno. Da tutte le piazze d’Italia emerga con chiarezza la forza della democrazia e la volontà popolare di salvaguardarla, proprio nel momento in cui ricordiamo i tanti caduti per la Libertà, che certo non sognavano un Paese come questo". 

RESISTENZA, SEMPRE!

FRATELLI D'ITALIA - BUON VENTICIQUE APRILE !!!

FISCHIA IL VENTO

DALLE BELLE CITTA' - SIAMO I RIBELLI DELLA MONTAGNA

BELLA CIAO

DAL 25 APRILE NON SI TORNA INDIETRO

LA FESTA DI LIBERAZIONE A CASSINA DE' PECCHI - MOSTRA DI TESSERE DELL'ANPI DAL 1945 AD OGGI

L'ANPI DI CASSINA DE' PECCHI NON ADERISCE ALLE MANIFESTAZIONI UFFICIALI PER IL 25 APRILE - COMUNICATO - I PARTIGIANI NON POSSONO ESSERE EQUIPARATI AI REPUBBLICHINI !